Novità Gestori Offerte Confronti Tariffari Telefoni e Accessori Soluzioni Integrate Servizi del Sito


Intervista all'UOMO DI SUCCESSO DEL MESE


FABRIZIO BONA

Nato a Licata (AG), 37 anni Direttore Commerciale Omnitel-Vodafone

ESPERIENZE PROFESSIONALI PRECEDENTI A OMNITEL
1989: Consulente di marketing strategico presso la società INSIDE CONSULTANTS
1990 - 1994: Sviluppo Prodotti e Servizi di TIM

POSIZIONI RICOPERTE IN OMNITEL
1994: Responsabile Analisi e Sviluppo commerciale Dal 1996 al 1999: Direttore Marketing e Sviluppo Offerta della Divisione Individui Da ottobre 1999: Direttore Divisione Consumer Da novembre 2000: Direttore Commerciale

Incontrare il dott. Fabrizio Bona mi ha permesso di confermare l'idea per cui soltanto le persone "speciali" riescono a realizzarsi ad alti livelli professionali, persone cioè in grado "di cambiare il mondo", concetto che, seppur abbastanza sfruttato se associato ad un dirigente Omnitel, si coniuga perfettamente alla persona con cui ho avuto il piacere di parlare. Il dottor Bona si è dimostrato una persona dal carattere determinato a cui piace rimettersi in discussione anche quando questo può voler dire rischiare in prima persona. Disponibilissimo alla realizzazione dell'intervista che segue, è una persona con la quale è immediata la possibilità di instaurare un rapporto diretto e piacevole, che permette di condividere idee ed impressioni sui temi più svariati (dal tempo libero alle abitudini quotidiane, dallo scambio di opinioni sul grande formatore americano Anthony Robbins alla sua estrema sensibilità nel condividere i risultati di questo modello di formazione nel settore delle TLC!!). Devo aggiungere prima di continuare con l'intervista che, sebbene sia stato Lui in prima persona a sostenere che sono anche le situazioni ad avergli concesso molte delle diverse opportunità da cui e' scaturito il suo ruolo attuale, soltanto persone dotate di indiscutibile intelligenza emotiva connessa ad un carattere forte ed umanamente coinvolgente possono rivestire una posizione come quella attuale del dottor Bona. Con ottime probabilità saranno queste stesse caratteristiche che gli confermeranno un futuro in continua ascesa!! Adesso a Voi la condivisione delle mie impressioni …….

- Perchè ha accettato di fare quest'intervista?
Perchè si tratta di un'esperienza diversa dalla solita intervista per un giornale, inoltre è destinata ad un nuovo sito che si occupa di TLC, quindi ancora più interessante.

- Cominciamo a parlare della sua carriera, a partire dall'adolescenza..?
Inizialmente volevo fare il medico, ma la vista del sangue mi dava fastidio, ho quindi dovuto cambiare strada. Mi sono innamorato del marketing e la scelta naturale è stata la Facoltà di Economia e Commercio. La vera svolta però è arrivata con la tesi di Laurea: quell'anno per la prima volta la SIP offriva una borsa di Studio per i laureandi in Economia e Commercio; non è un mistero, infatti, che all'epoca in molti contesti professionali esisteva una profonda differenza tra il Laureato in Ingegneria ed il dottore in economia: in pratica all'interno di queste strutture c'erano gli Ingegneri e poi i dottori in economia e infine tutti gli altri. La scelta del settore in cui si è sviluppata fino ad ora la mia carriera nasce proprio con la tesi sperimentale che risponde al bando "Le strategie di gestione della Sip sullo scenario internazionale". Si trattava di un tema interessante e nuovo per i tempi, ho quindi deciso di partecipare e ho vinto. Così è iniziata la mia carriera nel marketing delle TLC, con SIP. Apparentemente sarebbe stato più logico entrare in Procter &Gramble oppure in Unilever, ma in quei contesti c'erano già gli esperti di marketing, Sip invece era un settore in via di sviluppo, era simile al "Far West", non c'era nulla e si poteva sperimentare tutto.

- Pensando al futuro, come si vedeva? Credeva che sarebbe arrivato fin qui? Cosa sognava per sè?
Detesto le raccomandazioni, le spinte e simili. Volevo e voglio lavorare in un'azienda in cui conta quanto vali e cosa sai fare, in Omnitel ho trovato tutto questo. Omnitel è un'azienda meritocratica per vari motivi: prima di tutto è un'azienda di giovani preparati e capaci, quindi con una forte voglia di emergere e di creare idee nuove e competitive. Secondo è una struttura privata in cui chi ha idee vincenti ha possibilità di restare e crescere, diversamente è difficile.

- Quali esperienze positive o negative hanno caratterizzato la sua carriera professionale?
Sicuramente sono state fondamentali le diverse esperienze fatte all'estero all'inizio della carriera: ho seguito start up aziendali, ho partecipato a business plan per aziende di TLC e considerando che mi riferisco a quasi 10 anni fa, si trattava di un mondo nuovo e completamente diverso, assolutamente stimolante.

- Ci sono persone che hanno avuto un ruolo determinante nella sua vita?
Mi viene in mente un episodio scolastico. Stavo frequentando un Master e il professore di Strategie ci richiese un business plan per le 19.30 della sera stessa. All'ora predefinita non venne a chiederci il lavoro, per cui decidemmo di proseguire fino alla mattina dopo alle 9. Quando presentammo il business plan il professore lo lesse, lo elogiò e lo scagliò per terra. Il lavoro era ben fatto, ma assolutamente inutile. Ciò che conta è la tempistica: doveva essere pronto per un certo momento, il giorno dopo non serviva più a nulla. Può sembrare scontato, ma non in tutte le aziende è così: spesso si tende a prendere tempo, a rimandare a domani ciò che potrebbe essere fatto tranquillamente oggi.

- Quanto conta il tempo libero quando si è impegnati come Lei? E cosa fa quando non lavora?
E' molto importante. Posso accettare molti sacrifici durante le ore lavorative, spesso mi capita di non riuscire nemmeno a mangiare, però quando esco dall'ufficio, pur rimanendo sempre reperibile, rispondo solo all'Amministratore Delegato. La stessa cosa accade il mattino prima di arrivare in ufficio. Cerco degli spazi per pensare ad altro, a mio parere questo può servire sia per se stessi che per trovare idee migliori per il lavoro. Quando riesco ad uscire dall'ufficio in tempo vado in palestra, inoltre vivo appieno i fine settimana e le vacanze diventano un vero e proprio momento di ricarica.

- Quando prende una decisione importante, cosa fa?
Come dicevo prima quello che conta è la tempistica. Mi è capitato di prendere delle decisioni molto importanti mentre ero in vacanza: due anni fa ad esempio mentre mi trovavo ad Amsterdam, in un museo, ho dovuto prendere una decisione strategica per rispondere ad una proposta della concorrenza; ho dovuto decidere subito, anche se la mia posizione non era condivisa da tutti, alla fine è andato tutto bene, La decisione finale la prendo da solo, sulla base di fatti razionali, non mi lascio coinvolgere da ciò che dicono gli altri anche se li ascolto e mi confronto, ma se sono convinto sulla base dei fatti vado per la mia strada.

- E le delusioni quanto pesano?
Le rispondo con la frase di un giapponese tradotta in Inglese "Turn your defect in your effect". Ogni 10 decisioni da prendere 3/4 sono sbagliate, è normale commettere degli errori, l'importante è non combinare "disastri", cercare di trovare il lato positivo anche se si sbaglia, trasformare un problema in un'opportunità.

- Come sceglie i suoi collaboratori?
I miei collaboratori sono circa 250, i più "stretti" sono una trentina e li scelgo secondo regole chiare e semplici: pretendo chiarezza e sincerità, nessun sotterfugio, condivisione totale tra colleghi. Io stesso, in prima persona, lo faccio nei confronti dei miei superiori, se le cose non mi convincono lo dico chiaramente.

- C'è una frase a cui si ispira e che la potrebbe identificare?
"Dato un obiettivo cerco di trovare i mezzi per realizzarlo", per me vale tanto in ambito professionale che personale.

-Quanto conta la competitività?
Se è competizione corretta e serve per migliorare il proprio lavoro allora è determinante, se serve solo a fare lo "sgambetto" all'avversario è inutile, prima o poi si incontrerà qualcuno che lo farà a noi! Lo scopo della competizione è cercare di fare sempre meglio a prescindere dagli altri.

-In conclusione cosa vorrebbe si sapesse in più di Lei che può essere utile a chi leggere l'intervista?
Ci tengo a dire che sono una persona normale che ha avuto la fortuna di trovarsi all'inizio della carriera in una dimensione professionale che stava nascendo, per cui sono state anche le situazioni a mettermi in una condizione favorevole. Volevo distinguermi per le mie capacità e trovavo poco stimolante farlo in contesti consueti, meglio rischiare in un mondo nuovo, come può essere oggi il mondo di Internet e di tutto quello che lo circonda. Esistono due modi di vivere la vita: uno tranquillo e calmo, ed un altro più rischioso, ma certamente più soddisfacente, io ho scelto quest'ultimo. Anche quando sono entrato in Omnitel ho accettato un rischio: sono arrivato in azienda nel 1994, dopo aver lasciato Telecom che, non solo era il secondo gruppo in Europa, ma era anche un'azienda forte e consolidata nella quale avevo un ruolo per cui ero stimato. Ho accettato la sfida e sono entrato in Omnitel dove all'epoca eravamo 40 italiani e 300 stranieri, in una sede, Ivrea, ben diversa da quella attuale, insomma una vera scommessa.

E allora quali sono le prossime sfide?
Innanzitutto capire l'impatto che questo business avrà sul Cliente: la tecnologia, soprattutto per gli esperti del settore ha un'evoluzione quasi "prevedibile", mentre gli effetti dell'evoluzione sul mercato sono la vera sfida.


Top